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1987, l'anno di Roche. Strepitoso. Visentini furibondo. Argentin principe delle Ardenne

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di Rino Negri Bicisport n. 5, maggio 1998 Nell'87 l'irlandese Stephen Roche firma un trittico degno di Merckx: Giro, Tour e mondiale. Difende i colori della Carrera e al Giro parte per favorire Visentini, vincitore l'anno precedente e primo nel cronoprologo di Sanremo. Dopo la cronosquadre di Camaiore, vinta dalla Carrera, Roche indossa la maglia rosa. Visentini diventa nervoso e si calma soltanto dopo aver battuto tutti nella crono da Rimini a San Marino. Il bresciano diventa infatti capoclassifica e pretende che i compagni siano al suo servizio. A sconvolgere la situazione è la tappa di Sappada. Van der verde si scatena, Roche risponde bene e torna al comando. Esplodono le polemiche. Senza più morale Visentini tira avanti fino a Pila, dove Roche consolida il primato. Il giorno dopo Stephen trionfa nella crono Aosta-St. Vincent che conclude il Giro, mentre l'avvilito Visentini si ritira. Secondo è Millar a 3'40", terzo Breukink a 4'07". Il Tour parte ...

AMARCORD/16 Roche alla Carrera, cinque anni dopo il “golpe” di Sappada: al fianco di Chiappucci un orgoglioso canto del cigno

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https://www.quibicisport.it/2021/01/25/amarcord-16-roche-alla-carrera-cinque-anni-dopo-il-golpe-di-sappada-al-fianco-di-chiappucci-un-orgoglioso-canto-del-cigno/ di Marco Filacchione  - 25 Gennaio 2021 Rieccolo. Nel gennaio 1992 la sintesi di BS fotografava così il grande ritorno di Stephen Roche alla Carrera. Un evento nel quale si mescolavano suggestioni fortissime: cinque anni prima, sotto le insegne del gruppo italiano, il campione irlandese aveva costruito una stagione da marziano, vincendo in sequenza Giro, Tour e mondiale, come solo Merckx era riuscito a fare, nel 1974. Il suo trionfo al Giro, però, era stato una storia a tinte fosche, cominciata con il celebre golpe di Sappada, quando aveva attaccato il compagno in rosa Visentini, leader designato della Carrera. Ne erano seguiti anatemi minacciosi per lui e per il suo “complice” Schepers, e solo la vittoria finale aveva parzialmente spento il fuoco delle polemiche.  A fine stagione, Roche era partito per altri lidi, ma...

E adesso Roche risponde a Visentini

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Abbiamo incontrato Stephen Roche a Palma di Maiorca, dove organizza stage per ciclomotori. Ma non è l'unica attività dell'irlandese che, dopo aver lasciato le corse, fa anche l'opinionista per la televisione. Il racconto dei momenti più delicati della sua carriera, da Sappada all'ossigeno di La Plagne Servizio speciale di Marco Patrioli Bicisport n. 2, febbraio 1997 PALMA DI MAIORCA  «Dopo, vuoi veramente sapere cosa significa dopo?».  - Sì, almeno cosa è stato per te.  «E allora ti dico che per me non ha senso dire dopo. Quando sei lì in mezzo, nella pancia del gruppo, esiste solo il presente, e a quando dovrai smettere pensi quasi niente, appena qualche volta quando sei stressato stanco, e magari in quei casi neanche vedi l'ora. Tanto sono sempre tutti pronti a offrirti qualcosa: Stephen te lo assicuro, Stephen ricordati, Stephen è promesso... E sì allora tu stai tranquillo, benissimo, nessun problema, su cento proposte alleno una vuoi che non resista? Poi, niente...

Dieci cose da sapere sul Giro delle Fiandre

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https://www.quibicisport.it/2020/10/17/la-follia-di-merckx-i-millimetri-di-bugno-il-muro-fai-da-te-dieci-cose-da-sapere-sul-giro-delle-fiandre/ Chi l’ha conosciuta, corsa o raccontata lo sa bene: il Giro delle Fiandre è una corsa a parte. Ha le sue atmosfere, la sua storia, il suo spirito. Nell’imminenza dell’edizione numero 104 proviamo ad estrarre dall’immenso serbatoio della “Ronde” (così la chiamano in Belgio) dieci curiosità che possano comporne un profilo e introdurre lo spettacolo agonistico che andrà in scena domani.  1. Da sfida locale a classica europea: dopo la guerra il cambio di passo Nato nel 1913, il Giro delle Fiandre per lunghi anni è una corsa esclusivamente locale, sfida capitale per i corridori fiamminghi. Il salto di qualità a livello di appeal internazionale avviene dopo la guerra, nel 1947, quando i giornali l’Equipe , La Gazzetta dello Sport , Het Nieuwsblad-Sportwereld e Les Sports decidono di inserire la corsa nella neonata Challenge Desgrange-Colombo, ...

Ma chi è mai questo Roche che in un lampo ha capito tutto?

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Ecco il vincitore del “Corsica” e della Parigi-Nizza: un irlandese Bicisport n. 4, aprile 1981 Stephen Roche è irlandese e ha ventuno anni . La faccia bambina e la struttura non certo imponente gliene fanno dimostrare non più di 18. Ma con la caparbietà tipica della gente della sua terra , Stephen Roche ha imparato tutto e subito dopo solo due mesi di militanza nelle file del professionismo . Roche si è trasferito dall’Irlanda alla Francia poco più di un anno fa, l’ 11 febbraio 1980 . Al posto della classica valigia dell’emigrante, piena di sogni e di nostalgie, Roche portava con sé il telaio della sua bicicletta e una raccomandazione, quella di Lucien Bailly , il direttore nazionale del ciclismo francese . Alloggiato a Pontoise, ospite della famiglia di un compagno della ACBB , la squadra nella quale ha corso come dilettante , Roche ha cominciato a prendere confidenza con il ciclismo ad alto livello. Fino all’anno scorso, da un sommario giudizio estetico, poteva ...

Eppure nel '94 si parlava già di analisi del sangue...

FATTI DI CRONACA Bicisport n. 1, gennaio 1997 La recente indagine sul doping poteva essere anticipata, quindi ridotta nella risonanza, se solo ce ne fosse stata la volontà. È quello che emerge da un documento del Ministero della Sanità, datato 8 novembre 1994. L'allora ministro Raffaele Costa promosse, su segnalazione di persone vicine al ciclismo, un'indagine conoscitiva «sull'opportunità di disciplinare normativamente l’uso, ormai assai generalizzato, di sostanze medicamentose vietate. Le segnalazioni in questione rilevano come l'analisi delle urine sia facilmente manipolabile e propongono l'effettuazione di esami del sangue che permetterebbero di riscontrare con più esattezza la presenza di fenomeni di doping». Le risposte che pervennero al ministro erano firmate dal dottor Giovanni Zotta, della Direzione Generale dei servizi di Medicina Sociale, dal professor Dal Monte e dal professor Conconi. I motivi per cui tali illustri professori si oppos...

Non vi sbagliate. È lui, Visentini

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Sette anni fa, dopo tredici stagioni di professionismo un giro vinto, un carriera brillante e tormentata, Roberto Visentini, uno dei grandi del ciclismo mondiale, si ritirava dalle corse. E scompariva nel nulla. Non una notizia, non una foto, non una dichiarazione. E sul suo conto fiorivano le più incredibili leggende. Ora, all’improvviso, Visentini apre uno spiraglio sulla sua vita e le porte di casa. È sposato, ha due figli. Torna sui successi, sulle grandi delusioni, sui tradimenti, su Roche… E sul suo lavoro di adesso. Più difficile, spiega, di quello di una volta  «A mio figlio, sempre che non manifesti una passione sconfinata, non farei fare mai il ciclista. È un mestiere troppo duro e ingrato. ,eglio il calcio, meglio altri sport» – Roberto Visentini Dal nostro inviato a Gardone - MARCO BONARRIGO Bicisport n. 1, gennaio 1997 - Dicono che è diventato grosso. Un vitello, un pallone. - Dicono che è dimagrito tantissimo. Troppo. Chissà perché. - Pare abb...

Stephen Roche: «A La Plagne hanno capito chi era il duro»

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Bicisport n.2, febbraio 1996 Roche faccia d’angelo non dimenticherà mai il 1987. Per lui è stato un anno magico: in dodici mesi è riuscito vincere Giro, Tour e mondiale e contempoaneamente ha tappato la bocca a quelli che lo criticavano penando che fosse un corridore senza midollo. «Ho fatto cambiare idea tutti il giorno della tappa di La Plagne. In testa mi frullavano le critiche della gente: “Stefano non è un duro, Stefano non ha carattere” e via di questo passo. Quel giorni chi mi ha seguito è rimasto impressionato. Ho dato la prova che anch’io sono fatto di “pasta” irlandese e che in fatto d generosità e di grinta non sono secondo a nessuno. In cima alla salita ero praticamente morto. Credo di aver realizzato una impresa incredibile. Prima ho avuto il sangu freddo di lasciar andare Delgado senza inseguirlo. Poi la lucidità per scegliere il tempo giusto del mio attacco. Il vantaggio di Pedro si era stabilizzato intorno al minuto e venti. Mancavano quattro chilometri...

Ehi, Conconi ma c’era l’antidoping?

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Bicisport n. 1, gennaio 1992 Che cosa fa Conconi quando non aiuta un atleta nella preparazione di un record? Si allena e fa record personali. A fine agosto 1991 lo scienziato di Ferrara ha scalato lo Stelvio (2757 metri, patendo da Spondigna) in 1h53’11”. Poco dopo ha ripetuto l’impresa in 1h45’29”. Un tempo davvero ragguardevole, considerando che il suo “allievo” Moser ha impiegato 1h40’41”. Non contento, il professore ha attaccato il Grappa per tre volte, sempre migliorando le proprie prestazioni. Conconi che ha 56 anni, si è “divertito” anche alla festa di Moser, il 1° settembre, giungendo primo e beffando anche il primatista dell’ora. «Ho usato un trucco da professionista – ha spiegato – quello di saltare l’ultimo rifornimento». È proprio vero che l’allenamento e l’astuzia a volte contano più dell’età.  Ma s’impone una domanda malandrina: c’era l’antidoping?

Chiappucci ora deve fare i conti con Roche

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A trentadue anni, dopo aver gironzolato con poca fortuna per mezza Europa, Stephen Roche ritorna alla Carrera. Quel famoso '87 è solo un ricordo. Il campione dagli occhi dolci ritrova il suo vecchio amico Chiappucci. la situazione però è cambiata. Claudio adesso è il leader della squadra. Che cosa può succedere? di Beppe Conti Bicisport n.1, gennaio 1992 Stephen Roche confidenziale e ammiccante, sorridente e fiero. Sì, come se il tempo si fosse fermato a quel magico, incredibile, storico ’87. Non è neppure invecchiato più di tanto, i tatti del volto son sempre quelli, dolci e gentili. L'87, Giro, Tour, campionato del mondo. Come se fosse Eddy Merckx, certo in un'altra maniera, con quel tradimento sfacciato a Visentini qul giorno a Sappada, sfruttando gli eventi, il caso sulla collina austriaca di Villach. Ricordate? Attaccò il danese Rolf Soerensen all'ultimo chilometro, lunga rincorsa, quasi a favorire il contropiede di Stephen. Ma soprattutto a impedire ...

Moreno ti prego portami con te

Roche lancia un messaggio ad Argentin. “L’Ariostea ha corridori adatti alle grandi classiche. Io potrei diventare la pedina per le prove a tappe. Pensate che squadrone faremmo. Se Ferretti fosse d’accordo…”  Dal nostro inviato Filippo Nanni  Bicisport, n. 5 maggio 1990  LIEGI (13 aprile 1990) – Roche era seduto attorno a un tavolo di legno della birreria vicino all’albergo. Con lui qualche compagno di squadra e l’inseparabile Valcke. Stephen non è più l’uomo del giorno, le imprese del 1987 sono lontane, la realtà attuale è quella di un corridore che sta lavorando sodo per ripresentarsi in pole position. IL buonumore e la disponibilità sono quelli di sempre. “Ho una grande nostalgia dell’Italia e mi dispiace non venire al Giro, a le esigenze degli sponsor vanno rispettate. Ho lasciato da voi mio fratello Laurence, ma lui non ama gli italiani quanto me. Del resto è comprensibile, io ho avuto la fortuna di vincere tanto e quindi il contatto con la gente è stato im...