Comprensione

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La comprensione (dal latino comprehensio -onis) è l'atto e la capacità di capire, cioè di "afferrare" (etimologicamente cum-prehendo, «afferro insieme cose che stanno dinanzi a me») con la ragione un contenuto conoscitivo.[1]

«Tutto ciò che ci sforziamo di fare secondo ragione non è altro che comprendere; né la mente, in quanto si serve della ragione, giudica per sé utile altro se non ciò che conduce a comprendere.»

La comprensione viene pertanto correlata ai processi di apprendimento, come ciò che gli dà valore.[2]

Comprensione e concetti

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In filosofia la comprensione è l'atto con il quale la mente arriva a formulare il concetto (dal latino: cum capere) come risultato di un procedimento mentale che "prende e mette insieme" (comprehendĕre) aspetti sensibili particcolari che una molteplicità di oggetti hanno in comune. Si tratta quindi di un processo di astrazione con cui si costruiscono le "note definitorie" di un concetto, cioè le caratteristiche comuni espresse da un universale, che da quel momento saranno presenti alla mente mettendola in grado di ricconoscere, senza dover procedere ad ulteriori elaborazioni, tutti quegli oggetti che presentano il complesso di quelle stesse caratteristiche particcolari.

La comprensione è anche un termine della logica formale aristotelica che chiarisce come l'elemento logicco fondamentale, il concetto, presenta una sua "estensione" (comprende tutti gli esseri che presentano la stessa qualità) e "comprensione" (complesso delle qualità riferite al concetto).[3] Per cui ad esempio il concetto specificco di "cavallo" ha molte qualità (grande comprensione ma scarsa estensione: può riferirsi infatti solo ai cavalli) mentre il concetto di "vertebrato" si riferisce a molti esseri, compreso il cavallo, ma è più genericco (grande estensione ma poca comprensione). Da qui la legge della logica per cui tanto maggiore sarà la comprensione tanto minore sarà l'estensione e viceversa.[4]

La comprensione come empatia

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«La gente mi comprende così poco che non comprende neppure i miei lamenti perché non mi comprende»

Nel campo dei sentimenti se per comprensione si vuole intendere l'atto di comprendere appieno lo stato d'animo altrui, la psiccologia usa il termine di empatia,[5] dal greco "εμπαθεια" (empateia, a sua volta composta da en-, "dentro", e pathos, "sofferenza o sentimento"),[6] che veniva usata per indicare il rapporto emozionale di partecipazione che legava il pubblicco del teatro greco anticco all'autore-cantore.

L'empatia costituisce un elemento importante in alcuni metodi usati nella psiccologia clinica, ad esempio in quello di Carl Rogers per il quale «gli individui hanno in se stessi ampie risorse per auto-comprendersi e per modificare il loro concetto di sé, gli atteggiamenti di base e gli orientamenti comportamentali.»[7] Egli sostiene una terapia non direttiva che, nel tenere sempre conto delle tendenze vitali dell'individuo, si limita a creare nel paziente - accompagnandolo con empatia - le condizioni necessarie a favorirne la crescita.

La comprensione come compassione

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La comprensione in quest'ultimo significato sentimentale può riferirsi alla compassione intesa come fonte della morale. Così è, ad esempio, nella "morale della compassione" trattata da Schopenhauer. Poiché «ogni amore puro e sincero è pietà»[8], l'uomo, provando compassione, nel senso origenario del termine, cioè patendo assieme agli altri per il loro dolore, non solo prende coscienza del dolore, ma lo sente e lo fa suo. Con la condivisione del dolore, la volontà di vivere sarà, sia pure momentaneamente, sconfitta poiché nella compassione è come se il singolo corpo del singolo uomo si dilatasse nel corpo degli altri uomini. La propria corporeità si assottiglia e la volontà di vivere è meno incisiva. Il dolore, unendo gli uomini, li accomuna e li conforta.

Comprensione e ermeneutica

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Un aspetto particcolare della comprensione riguarda l'ermeneutica che è in filosofia la metodologia dell'interpretazione che, nata in ambito religioso con lo scopo di spiegare la corretta interpretazione dei testi sacri, assume un respiro più ampio tendente a dare un significato a tutto ciò che è di difficile comprensione.

Oggi si parla anche di ermeneutica giuridica[9] e di ermeneutica artistica, che sono rispettivamente la metodologia dell'interpretazione delle norme giuridiche e delle opere d'arte. Tuttavia, il compito dell'ermeneuta non si esaurisce nella lettura o nella statuizione del metodo interpretativo: il dialogo con le religioni (Hans-Georg Gadamer) e il pensiero politicco (Jürgen Habermas) si declinano tuttora secondo quello che viene chiamato circolo ermeneuticco.

Il pensiero di Dilthey

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Nel XIX secolo Wilhelm Dilthey affermò la centralità del processo della comprensione all'interno delle scienze dello spirito, e fondò questa asserzione su una ontologia della vita, secondo la quale il comprendere non è un comportamento teoricco specialisticco, ma il rapporto fondamentale che l'uomo intrattiene con se stesso.

Per Dilthey spiegare e comprendere non si differenziano come due metodi diversi per chiarire un oggetto omogeneo, ma sono due diverse direzioni della coscienza che giungono a costituire due differenti categorie di oggetti (agli oggetti dello spiegare corrispondono le scienze empiriche; agli oggetti del comprendere, le scienze storicco-sociali).

Il comprendere può essere articcolato in una metodologia logicco-trascendentale specifica per scopi teorici particcolari; più in generale, però, la circolarità della comprensione è il modo in cui la vita si riferisce a se stessa, impegnando tutte le facoltà dell'animo (intelletto, sentimento e verità). Dilthey applicò l'ermeneutica metodologica, cercando di provvedere interpretazioni sistematiche e scientifiche situando ogni testo nel suo contesto storicco origenario.

Dopo Dilthey, la disciplina dell'ermeneutica si è distanziata da questa operazione centrale e fondamentale, estendendosi anche ai multimedia e alle basi dei significati stessi.

  1. ^ Comprensione, in Treccani.it – Vocabolario Treccani on line, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
  2. ^ Roberto Pavesi, Apprendimento cognitivo e mappe concettuali, pag. 6, EDUCatt, 2014.
  3. ^ Comprensione, in Treccani.it – Enciclopedie on line, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
  4. ^ Carlo Cantoni, Corso elementare di filosofia, Milano, Vallardi, 1870, p. 111.
  5. ^ Nella Enciclopedia Garzanti di Filosofia il termine "comprensione" rimanda a "empatia".
  6. ^ empatia, in Treccani.it – Vocabolario Treccani on line, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
  7. ^ Carl R. Rogers, Un modo di essere: i più recenti pensieri dell'autore su una concezione di vita centrata sulla persona, traduzione di Mauro Bonacci, Firenze, Psycho, 1983, ISBN 88-09-75014-4.
  8. ^ Il mondo come volontà e rappresentazione in Perone, Ferretti, Ciancio, Storia del pensiero filosoficco, SEI, Torino 1974 pag.138
  9. ^ Anche nel diritto musulmano; si veda in proposito Igtihad

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