Luigi Facta: differenze tra le versioni

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[[File:Photo Giovanni Battista Caproni, Italian aeronautical engineer, aircraft designer and aviator (pointing with the finger), and on his right the politician Luigi Facta 1910 - Touring Club Italiano 11.2972.jpg|thumb|Luigi Facta (a sinistra) con [[Gianni Caproni]] (al centro) nel 1910]]
Ha svolto per ultimo l'incarico di [[Presidente del Consiglio dei Ministri|presidente del Consiglio]] prima del [[governo Mussolini]].
È particolarmente noto per aver svolto per ultimo l'incarico di [[Presidente del Consiglio dei Ministri|Presidente del Consiglio dei ministri]] prima del [[governo Mussolini]].


==Biografia==
==Biografia==
=== Giovinezza e carriera da avvocato ===
Figlio di Vincenzo Facta, avvocato e procuratore legale, e di Margherita Falconetto, trascorse gran parte della sua giovinezza studiando: riuscì a [[laurea]]rsi in [[Giurisprudenza]] presso l'[[Università degli Studi di Torino]] a soli diciotto anni, divenne [[avvocato]] nello studio legale ed entrò in politica nel [[1884]], venendo eletto [[consigliere comunale]] di Pinerolo, comune di cui fu successivamente sindaco<ref>[http://notes9.senato.it/web/senregno.nsf/e38f2b0082a26247c125711400382e85/88d07ab921705b2f4125646f005b7821?OpenDocument Scheda Senatore Facta Luigi], Senato.it</ref>. Nel [[Elezioni politiche italiane del 1892|1892]] divenne [[deputato]] nel collegio della sua città natale, dove fu puntualmente rieletto nel corso dei successivi trent'anni.
Figlio di Vincenzo Facta, avvocato e procuratore legale, e di Margherita Falconetto, trascorse gran parte della sua giovinezza studiando: riuscì a [[laurea]]rsi in [[giurisprudenza]] presso l'[[Università degli Studi di Torino]] a soli diciotto anni, divenne [[avvocato]] nello studio legale ed entrò in politica nel [[1884]], venendo eletto [[consigliere comunale]] di Pinerolo, comune di cui fu successivamente sindaco<ref>[http://notes9.senato.it/web/senregno.nsf/e38f2b0082a26247c125711400382e85/88d07ab921705b2f4125646f005b7821?OpenDocument Scheda Senatore Facta Luigi] {{Webarchive|url=https://web.archive.org/web/20140322013413/http://notes9.senato.it/web/senregno.nsf/e38f2b0082a26247c125711400382e85/88d07ab921705b2f4125646f005b7821?OpenDocument |date=22 marzo 2014 }}, Senato.it</ref>.


=== Carriera politica ===
[[Giovanni Giolitti|Giolittiano]], membro del [[Partito Liberale Italiano|Partito Liberale]], si autodefiniva "giolittiano dalla personalità sbiadita"<ref>''Memorie di L. Facta'', in A. Repaci, ''La marcia su Roma'', Milano, 1972, p. 904</ref>. Nel corso della sua carriera, che lo condusse anche a lavorare saltuariamente come giornalista, ebbe numerosi incarichi politici: fu sottosegretario alla [[Ministero della giustizia|giustizia]] (1903-1905) e all'[[Ministero dell'interno|interno]] (1906-1909), per poi divenire [[Ministero delle finanze|Ministro delle Finanze]] dal [[1910]] al [[1914]]<ref name="treccani">[[Giuseppe Sircana]], [http://www.treccani.it/enciclopedia/luigi-facta_%28Dizionario-Biografico%29/ FACTA, Luigi] in [[Dizionario Biografico degli Italiani]]</ref>.
Nel [[Elezioni politiche italiane del 1892|1892]] divenne [[deputato]] nel collegio della sua città natale, dove fu puntualmente rieletto nel corso dei successivi trent'anni.


[[Giovanni Giolitti|Giolittiano]], membro del [[Partito Liberale Italiano|Partito Liberale]], si autodefiniva "giolittiano dalla personalità sbiadita"<ref>''Memorie di L. Facta'', in A. Repaci, ''La marcia su Roma'', Milano, 1972, p. 904</ref>. Nel corso della sua carriera, che lo condusse anche a lavorare saltuariamente come giornalista, ebbe numerosi incarichi politici: fu sottosegretario alla [[Ministero della giustizia|giustizia]] (1903-1905) e all'[[Ministero dell'interno|interno]] (1906-1909), per poi divenire [[Ministero delle finanze|ministro delle finanze]] dal [[1910]] al [[1914]]<ref name="treccani">[[Giuseppe Sircana]], [http://www.treccani.it/enciclopedia/luigi-facta_%28Dizionario-Biografico%29/ FACTA, Luigi] in [[Dizionario Biografico degli Italiani]]</ref>.
Allo scoppio della [[prima guerra mondiale]] sostenne le idee dei [[Neutralismo|neutralisti]], ma si schierò con le necessità nazionali dopo l'entrata del Paese nel conflitto.
Il figlio era il soldato pilota Giovanni Facta della [[10ª Squadriglia da bombardamento "Caproni"]]. Il suo aereo fu abbattuto il 29 giugno 1916 dall'[[Hansa-Brandenburg C.I]] dell'[[asso dell'aviazione]] [[Heinrich Kostrba]] (9 vittorie) ed atterrò in emergenza oltre le linee italiane a Zocchi di [[Asiago]], distruggendosi e causando la morte di Giovanni.
Dopo la morte in battaglia del figlio, affermò di esser fiero di aver consegnato l'esistenza del ragazzo alla Patria. Nel dopoguerra continuò la sua ascesa e venne nominato dapprima Ministro della Giustizia nel [[governo Orlando]] ([[1919]])<ref>[http://storia.camera.it/deputato/luigi-facta-18610913/governi?reloaded#nav Luigi Facta], Camera dei Deputati</ref> e successivamente ancora ministro delle Finanze nel [[governo Giolitti V|quinto esecutivo guidato da Giolitti]] ([[1920]] - [[1921]])<ref name=treccani/>.


Allo scoppio della [[prima guerra mondiale]] sostenne le idee dei [[Neutralismo|neutralisti]]{{sf}}, ma si schierò con le necessità nazionali dopo l'entrata del Paese nel conflitto. Dopo la morte in guerra del figlio Giovanni, soldato pilota della [[10ª Squadriglia da bombardamento "Caproni"]]<ref>{{cita web|url=http://www.ilfrontedelcielo.it/files_10/127_piemonte.htm|titolo=Personale Navigante - Regione Piemonte|sito=Il Fronte del Cielo}}</ref> abbattuto il 29 giugno 1916, affermò di esser fiero di aver consegnato l'esistenza del ragazzo alla Patria<ref>{{cita web|url=https://grandeguerra.camera.it/atti_parlamentari/atti_parlamentari/1916/1-07-1916-sed224.pdf|sito=Camera dei Deputati|titolo=Atti Parlamentari - Tornata di sabato 1º luglio 1916|data=1º luglio 1916}}</ref>.
Il re [[Vittorio Emanuele III di Savoia|Vittorio Emanuele III]] lo nominò presidente del [[Consiglio dei ministri]] il 26 febbraio [[1922]] ([[Governo Facta I]]). Facta (che occupò ''ad interim'' anche il ruolo di Ministro degli Interni) fu sfiduciato a luglio, ma il re, non riuscendo a trovare nessuno disposto a formare un nuovo governo, rinviò Facta alla Camera, che votò la fiducia il 1º agosto ([[Governo Facta II]]). Facta conservò tale incarico fino al 27 ottobre dello stesso anno. Quando seppe che i [[fascismo|fascisti]] avrebbero organizzato una [[marcia su Roma]], fu dapprima indeciso sul da farsi e successivamente propose al re di promulgare lo stato d'assedio, senza però ottenere la firma del sovrano<ref name=treccani/>.


Nel dopoguerra continuò la sua ascesa e venne nominato dapprima ministro della giustizia nel [[governo Orlando]] ([[1919]])<ref>[http://storia.camera.it/deputato/luigi-facta-18610913/governi?reloaded#nav Luigi Facta], Camera dei Deputati</ref> e successivamente ancora ministro delle finanze nel [[governo Giolitti V|quinto esecutivo guidato da Giolitti]] ([[1920]] - [[1921]])<ref name=treccani/>.
Facta non volle mai rivelare a nessuno che cosa fosse successo la notte in cui il re si rifiutò di firmare lo stato d'assedio: l'indomani, lui e il governo rassegnarono le dimissioni e Vittorio Emanuele III fece telegrafare a Mussolini che si trovava a Milano di recarsi immediatamente a Roma per formare il nuovo governo<ref>[https://www.britannica.com/EBchecked/topic/199996/Luigi-Facta Luigi Facta], [[Enciclopedia Britannica]]</ref>. Facta non si oppose al [[regime fascista|regime]] e nel [[1924]] fu nominato [[senatore del Regno]]<ref>[[Aldo Mola]], [http://archiviostorico.corriere.it/2003/settembre/13/Era_unico_grado_fermare_ascesa_co_0_030913086.shtml ''Era l'unico in grado di fermare l'ascesa di Mussolini ma Facta riuscì a bloccarlo nell'eremo di Cavour''], ''[[Corriere della Sera]]'', 13 settembre 2003</ref>.


=== Presidente del Consiglio dei ministri ===
Il giornalista [[Giovanni Ansaldo (giornalista)|Giovanni Ansaldo]], nel suo ''Ministro della buona vita'', così spiegò perché Giolitti avesse tra i suoi collaboratori un uomo come Facta:
Il re [[Vittorio Emanuele III di Savoia|Vittorio Emanuele III]] lo nominò [[Presidente del Consiglio dei ministri del Regno d'Italia|presidente del Consiglio dei ministri]] il 26 febbraio [[1922]] ([[Governo Facta I]]). Facta (che occupò ''ad interim'' anche il ruolo di ministro dell'interno) fu sfiduciato a luglio, ma il re, non riuscendo a trovare nessuno disposto a formare un nuovo governo, rinviò Facta alla Camera, che votò la fiducia il 1º agosto ([[Governo Facta II]]). Facta conservò tale incarico fino al 27 ottobre dello stesso anno. Quando seppe che i [[fascismo|fascisti]] avrebbero organizzato una [[marcia su Roma]], fu dapprima indeciso sul da farsi e successivamente propose al re di promulgare lo stato d'assedio, senza però ottenere la firma del sovrano<ref name=treccani/>.
{{Citazione|Spesso la mediocrità è una voragine per la quale anche gli spiriti eletti provano una cupa attrazione|[[Giovanni Ansaldo (giornalista)|Giovanni Ansaldo]]<ref>[http://www.pineroloindialogo.it/2012/pineroloindialogo5_2012/lettere_a....htm Lettera a Luigi Facta], pineroloindialogo.it</ref>}}

=== Dimissioni dopo la marcia su Roma ===
Facta non volle mai rivelare a nessuno che cosa fosse successo la notte in cui il re si rifiutò di firmare lo stato d'assedio: l'indomani, lui e il governo rassegnarono le dimissioni e [[Vittorio Emanuele III]] fece telegrafare a Mussolini che si trovava a Milano di recarsi immediatamente a Roma per formare il nuovo governo<ref>[https://www.britannica.com/EBchecked/topic/199996/Luigi-Facta Luigi Facta], [[Enciclopedia Britannica]]</ref>. Facta non si oppose al [[regime fascista|regime]], e nel novembre 1922 votò la fiducia al Governo Mussolini. Nel [[1924]] fu nominato [[senatore del Regno]]<ref>[[Aldo Mola]], [http://archiviostorico.corriere.it/2003/settembre/13/Era_unico_grado_fermare_ascesa_co_0_030913086.shtml ''Era l'unico in grado di fermare l'ascesa di Mussolini ma Facta riuscì a bloccarlo nell'eremo di Cavour''], ''[[Corriere della Sera]]'', 13 settembre 2003</ref>.

Morì a [[Pinerolo]] il 5 novembre 1930.<ref>{{Cita pubblicazione|autore=Giuseppe Sircana|titolo=FACTA, Luigi|rivista=[[Enciclopedia Treccani]]|volume=44|anno=1994|capitolo|Dizionario Biografico degli Italiani}}</ref>


== Note ==
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Disambiguazione – "Facta" rimanda qui. Se stai cercando il cognome italiano, vedi Fazio (cognome).
Luigi Facta

Presidente del Consiglio dei ministri del Regno d'Italia
Durata mandato26 febbraio 1922 –
31 ottobre 1922
MonarcaVittorio Emanuele III
PredecessoreIvanoe Bonomi
SuccessoreBenito Mussolini

Senatore del Regno d'Italia
Durata mandato18 settembre 1924 –
5 novembre 1930
Sito istituzionale

Dati generali
Partito politicoDestra storica (1892-1913)
Unione Liberale (1913-1922)
Partito Liberale Italiano (1922-1926)
Titolo di studioLaurea in giurisprudenza
UniversitàUniversità degli Studi di Torino
ProfessioneAvvocato

Luigi Facta (Pinerolo, 13 settembre 1861Pinerolo, 5 novembre 1930) è stato un politico e avvocato italiano.

Luigi Facta (a sinistra) con Gianni Caproni (al centro) nel 1910

È particolarmente noto per aver svolto per ultimo l'incarico di Presidente del Consiglio dei ministri prima del governo Mussolini.

Giovinezza e carriera da avvocato

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Figlio di Vincenzo Facta, avvocato e procuratore legale, e di Margherita Falconetto, trascorse gran parte della sua giovinezza studiando: riuscì a laurearsi in giurisprudenza presso l'Università degli Studi di Torino a soli diciotto anni, divenne avvocato nello studio legale ed entrò in politica nel 1884, venendo eletto consigliere comunale di Pinerolo, comune di cui fu successivamente sindaco[1].

Carriera politica

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Nel 1892 divenne deputato nel collegio della sua città natale, dove fu puntualmente rieletto nel corso dei successivi trent'anni.

Giolittiano, membro del Partito Liberale, si autodefiniva "giolittiano dalla personalità sbiadita"[2]. Nel corso della sua carriera, che lo condusse anche a lavorare saltuariamente come giornalista, ebbe numerosi incarichi politici: fu sottosegretario alla giustizia (1903-1905) e all'interno (1906-1909), per poi divenire ministro delle finanze dal 1910 al 1914[3].

Allo scoppio della prima guerra mondiale sostenne le idee dei neutralisti[senza fonte], ma si schierò con le necessità nazionali dopo l'entrata del Paese nel conflitto. Dopo la morte in guerra del figlio Giovanni, soldato pilota della 10ª Squadriglia da bombardamento "Caproni"[4] abbattuto il 29 giugno 1916, affermò di esser fiero di aver consegnato l'esistenza del ragazzo alla Patria[5].

Nel dopoguerra continuò la sua ascesa e venne nominato dapprima ministro della giustizia nel governo Orlando (1919)[6] e successivamente ancora ministro delle finanze nel quinto esecutivo guidato da Giolitti (1920 - 1921)[3].

Presidente del Consiglio dei ministri

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Il re Vittorio Emanuele III lo nominò presidente del Consiglio dei ministri il 26 febbraio 1922 (Governo Facta I). Facta (che occupò ad interim anche il ruolo di ministro dell'interno) fu sfiduciato a luglio, ma il re, non riuscendo a trovare nessuno disposto a formare un nuovo governo, rinviò Facta alla Camera, che votò la fiducia il 1º agosto (Governo Facta II). Facta conservò tale incarico fino al 27 ottobre dello stesso anno. Quando seppe che i fascisti avrebbero organizzato una marcia su Roma, fu dapprima indeciso sul da farsi e successivamente propose al re di promulgare lo stato d'assedio, senza però ottenere la firma del sovrano[3].

Dimissioni dopo la marcia su Roma

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Facta non volle mai rivelare a nessuno che cosa fosse successo la notte in cui il re si rifiutò di firmare lo stato d'assedio: l'indomani, lui e il governo rassegnarono le dimissioni e Vittorio Emanuele III fece telegrafare a Mussolini che si trovava a Milano di recarsi immediatamente a Roma per formare il nuovo governo[7]. Facta non si oppose al regime, e nel novembre 1922 votò la fiducia al Governo Mussolini. Nel 1924 fu nominato senatore del Regno[8].

Morì a Pinerolo il 5 novembre 1930.[9]

  1. ^ Scheda Senatore Facta Luigi Archiviato il 22 marzo 2014 in Internet Archive., Senato.it
  2. ^ Memorie di L. Facta, in A. Repaci, La marcia su Roma, Milano, 1972, p. 904
  3. ^ a b c Giuseppe Sircana, FACTA, Luigi in Dizionario Biografico degli Italiani
  4. ^ Personale Navigante - Regione Piemonte, su Il Fronte del Cielo.
  5. ^ Atti Parlamentari - Tornata di sabato 1º luglio 1916 (PDF), su Camera dei Deputati, 1º luglio 1916.
  6. ^ Luigi Facta, Camera dei Deputati
  7. ^ Luigi Facta, Enciclopedia Britannica
  8. ^ Aldo Mola, Era l'unico in grado di fermare l'ascesa di Mussolini ma Facta riuscì a bloccarlo nell'eremo di Cavour, Corriere della Sera, 13 settembre 2003
  9. ^ Giuseppe Sircana, FACTA, Luigi, in Enciclopedia Treccani, vol. 44, 1994.

Altri progetti

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Collegamenti esterni

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Predecessore Presidente del Consiglio dei ministri del Regno d'Italia Successore
Ivanoe Bonomi 26 febbraio 1922 - 27 ottobre 1922 Benito Mussolini

Predecessore Ministro delle finanze del Regno d'Italia Successore
Enrico Arlotta 31 marzo 1910 - 30 marzo 1911
(governo Luzzatti)
Luigi Facta I
Luigi Facta 30 marzo 1911 - 21 marzo 1914
(governo Giolitti IV)
Luigi Rava II
Francesco Tedesco 10 agosto 1920 - 4 luglio 1921
(governo Giolitti V)
Marcello Soleri III

Predecessore Ministro di grazia e giustizia del Regno d'Italia Successore
Ettore Sacchi 18 gennaio 1919 - 23 giugno 1919
(governo Orlando)
Lodovico Mortara

Predecessore Ministro dell'interno del Regno d'Italia Successore
Ivanoe Bonomi 26 febbraio 1922 - 1º agosto 1922
(governo Facta I)
Paolino Taddei
Controllo di autoritàVIAF (EN37827004 · ISNI (EN0000 0000 1637 7436 · GND (DE123489113 · BNF (FRcb16754816s (data)