Idealismo magico: differenze tra le versioni

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Confrontandosi sia col pensiero di [[Octave Hamelin|Hamelin]] e [[Hermann Graf Keyserling|Keyserling]], sia attingendo alle correnti [[occultismo|occultistiche]] italiane del Novecento, dalla [[teosofia]] all'[[antroposofia]] all'[[orientalistica|orientalismo]], ma vagliandole sempre più criticamente alla luce della [[Tradizione]] ritenuta unica depositaria della [[sapienza (esoterismo)|sapienza]] perenne, Evola intende offrire un [[idealismo]] diverso e più completo a quello richiesto dai suoi tempi, proponendosi come alternativa [[iniziazione|iniziatica]] al [[neoidealismo italiano|neoidealismo]] di [[Benedetto Croce|Croce]] e [[Giovanni Gentile|Gentile]], col quale intende comunque misurarsi e «fare i conti», soprattutto con quello [[attualismo (filosofia)|attualistico]].<ref>[[Franco Volpi (filosofo)|Franco Volpi]], saggio introduttivo a Julius Evola, ''Saggi sull'Idealismo Magico'', {{cita|op. cit., § 4 e 6, pp. 11-23||evola}}.</ref>
 
L'[[atto (filosofia)|atto puro]] dell'[[Io (filosofia)|Io]] in cui l'attualismo gentiliano risolve tutta la realtà, è infatti per Evola un principio soltanto teorico o [[gnoseologia|gnoseologico]] se privo di attuazione pratica, perchèperché non serve affermare che il non-io è un mero prodotto dell'Io se si continua a subirne passivamente il [[determinismo]] negli eventi della vita.
Occorre dunque tramutare la teoria filosofica in prassi realizzativa, e questo può avvenire solo nella pratica [[magia|magica]] ed [[ermetismo (filosofia)|ermetica]]:<ref>Secondo Evola, infatti, «il principio fondamentale della [[magia|magica]] è che il modo in cui ci si presenta il mondo non costituisce un'estrema istanza, che esso non è in sé inconvertibile, bensì un fenomeno, corrispetto alla pura potenza dell'Io» (Julius Evola, ''Saggi sull'Idealismo Magico'', {{cita|op. cit., pag. 86||evola}}).</ref>
{{citazione|Ciò che distingue l'idealismo magico è il suo carattere essenzialmente pratico: la sua esigenza fondamentale è non di sostituire una intellettuale concezione del mondo ad un'altra, bensì di creare nell'individuo una nuova dimensione e una nuova profondità di vita. Certamente, esso non cade in una astratta contrapposizione di teoretico e pratico; esso già nel teoretico e nel conoscitivo come tale – e quindi in ciò in cui soltanto è dato rivelarsi ad un lettore – vede un grado di attività creatrice, però ritiene che un tale grado rappresenta solo un abbozzo, un inizio di gesto rispetto ad una fase di realizzazione più profonda che è quella della magica o pratica propriamente detta, nella quale il primo deve continuarsi e completarsi.|[[Julius Evola]], ''L'idealismo magico'', pag. 83, a cura di [[Gianfranco de Turris|G. de Turris]], Mediterranee, 2006}}
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